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L’ex 007 di Reagan “Ecco i tre errori della sicurezza”

La Stampa
15/12/2009 – INTERVISTA
Maurizio Molinari
CORRISPONDENTE DA NEW YORK

L’aggressione a Silvio Berlusconi è avvenuta perché il servizio di sicurezza ha commesso tre errori». Ad analizzare quanto avvenuto in piazza Duomo è Joseph LaSorsa, che era nel servizio segreto del presidente degli Stati Uniti ai tempi dell’attentato a Ronald Reagan ed oggi guida in Florida l’omonima agenzia di consulenza per la sicurezza.

Quali sono i tre errori?
«Il più grave è la carenza di controllo della folla che si trovava nella piazza. Quando un leader è in posti affollati devono esserci attorno a lui spazi e corridoi che consentono agli agenti di tenere a debita distanza le persone. Lì invece la gente era a ridosso del leader, quasi attaccata».

E il secondo?
«L’assenza di un percorso protetto verso l’auto del premier. Quando il presidente degli Stati Uniti si muove il servizio segreto sa che una delle maggiori vulnerabilità è nel momento in cui sale o scende dall’auto. Per proteggerlo si posiziona l’auto in un posto sicuro, come ad esempio dietro un palazzo o, meglio ancora, sotto un tendone per impedire alla gente di vedere dove si trova la macchina. Il presidente sale a bordo della limousine senza che nessuno possa vederlo. Quando si muove è già nell’auto».

Tanto il controllo della folla come la protezione dell’auto non possono comunque impedire che qualcuno lanci un oggetto contro il leader…
«Certo ma il servizio segreto può limitare il tipo di oggetti che possono essere lanciati contro il leader. E qui sta il terzo errore commesso a Milano: non c’erano controlli, perquisizioni o metal detector attraverso cui filtrare le persone che si avvicinavano a Berlusconi. Anche contro George W. Bush venne lanciata una scarpa a Baghdad, ma poiché i giornalisti entrati in quella sala erano passati attraverso i controlli di sicurezza non potevano avere con sé oggetti contundenti, di ferro, marmo o materiali simili».

Insomma, lei sta dicendo che non si può impedire il lancio di oggetti in sé, ma si possono limitare gli oggetti da lanciare.
«Esatto. Non si può togliere ogni oggetto a chi si avvicina al leader. Ma se si tratta di penne, matite, orologi, scarpe, cinte o anche lampade da tavolino i danni sono destinati ad essere limitati. I metal detector servono a questo. Il problema è che in piazza Duomo non c’erano affatto».

Quali dei tre errori è a suo avviso il più grave?
«Non c’è mai un errore più grave degli altri: è la concanetazione di sbagli differenti, la sovrapposizione fra molteplici carenze, che è sempre all’origine di un vulnus grave nel sistema di sicurezza che protegge un leader. Credo che i reponsabili della scorta di Berlusconi passeranno ora un periodo lungo e difficile di riesame delle procedure. Come facemmo noi dopo l’attentato a Reagan del marzo 1981».